Abbiamo osservato con vero sconcerto la puntata di sabato 27 febbraio della trasmissione “Indovina chi viene a cena”. In una puntata incentrata sugli allevamenti e il pericolo di trasmissione di malattie, si è trovato lo spazio per confezionare un attacco alla caccia ed ai cacciatori basato su approssimazione, luoghi comuni e inesattezze; frutto, si spera, di una superficiale conoscenza della materia. Vorremmo sapere cosa c’entrano gli allevamenti intensivi con problemi di antibioticoresistenza, con la caccia nelle valli venete, su cui sono state rilasciate dichiarazioni senza contradditorio condite da immagini che mettevano sullo stesso piano caccia legittima ed episodi di bracconaggio. Una generalizzazione inaccettabile per i cacciatori corretti ovvero la maggior parte degli stessi. Ancora una volta la TV pubblica si contraddistingue per la parzialità con cui vengono condotte le inchieste, tutte tese a dimostrare le teorie della conduttrice allineata ai gruppi dell’animalismo radicale. Soprattutto non troviamo corretto che si usino soldi pubblici per fare attivismo politico sentendo solo i commenti di esponenti del mondo animal-ambientalista. A maggior ragione quando questo atteggiamento porta i giornalisti a dare plateale dimostrazione della loro scarsa conoscenza dell’argomento scambiando una specie animale per un altra e dando “sfoggio” di una conoscenza dell’argomento caccia, della normativa connessa e delle pratiche tradizionali a dir poco sconcertante. Ci piacerebbe che – per par condicio – venisse effettuata una puntata della trasmissione per sentire anche la voce dei rappresentanti dei cacciatori: ciò consentirebbe ai telespettatori di avere una visione completa e non esclusivamente di parte!