Siamo grati per l’impegno assunto da alcuni candidati al Parlamento dei diversi schieramenti in Toscana nel merito della gestione faunistico venatoria sostenendo il Manifesto per l’Italia, il paesaggio, l’ambiente e la ruralità.
Il Manifesto sta ricevendo sottoscrizioni autorevoli a testimoniare il radicamento culturale dell’attività venatoria.
E’ stata importante la stesura fatta dalla totalità delle Associazioni venatorie nazionali (FIdC, Enalcaccia, ANUU Migratoristi, ARCI Caccia, Liberacaccia, Italcaccia, EPS) e dal CNCN che ha permesso l’interlocuzione con le Organizzazioni Imprenditoriali Agricole Coldiretti, Confagricoltura, CIA che, ancorchè in modo articolato, hanno segnalato interesse e convergenze. In Toscana un percorso con gli agricoltori si era avviato.
Le Federcaccia toscane hanno promosso un documento solitario rispetto alle altre Associazioni presenti in Regione che si riconoscono nel Manifesto unitario dei cacciatori italiani (malgrado la firma della loro Federazione nazionale). Si sentono già in campagna elettorale per le “Regionali” e con il documento del “Gran Ducato” autocelebrano tensioni, espressioni di una “regionofobia” in essere dall’inizio della consigliatura e, ormai, patologica.
È confortante il ripensamento che si esprime nel documento regionale, che propone il tema degli ATC che debbono essere il soggetto gestore delle direttive regionali (aggiungiamo correttamente gestore), senza le maniacali “SRL” o altre invenzioni con le quali si vorrebbe sostituire la gestione sociale con quella privata. Tra i limiti, la gestione degli ATC, ha avuto modalità e scelte che si stanno chiarendo ora aprendo contraddizioni e annesse dimissioni. Le responsabilità di quanti hanno rappresentato l’Associazione venatoria (e annessa ambientalista) di comodo negli ATC, stanno emergendo.
Il coinvolgimento delle Associazioni, assicurato dalla Regione, nel rispetto e per quanto previsto dalla legge, è stato e sarà sempre più garantito grazie alla “presenza aperta” delle riunioni degli ATC. La trasparenza aiuta a sgombrare il campo dagli equivoci lasciati dal passato e un maggiore controllo della Regione sugli atti che riguardano il patrimonio faunistico dei cittadini, sarà utile.
Nazionalmente, sarebbe economicamente positivo riprendere la norma, prevista nella Finanziaria approvata con l’ultimo Governo Prodi, che affidava alle Regioni il 50% delle tasse di concessione governativa per la gestione faunistica. Particolarmente importante dove i soldi versati dai cacciatori vanno quasi totalmente agli ATC. Recuperare e destinare il ristorno delle tasse, alla competenza regionale per una programmazione faunistica “solidale”, rispettosa delle direttive del Governo toscano, non sarà male.
Come propone il Vice Ministro Morando, in una sua dichiarazione, si deve affrontare e superare il “De Minimis” a proposito dei danni all’agricoltura degli ungulati. In Europa, non vogliono intendere che in Italia, gli agricoltori – e meno male – ospitano il “patrimonio faunistico dello Stato”. All’Europa non è chiaro: la selvaggina non è merce.
Le Regioni possono avere un po’ di risorse. In Toscana, insieme ad una rapida operatività della centrale unica di acquisto e alle altre modifiche di legge previste e, purtroppo, ancora non a regime e con alcuni regolamenti da rivedere (cinofilia), potrebbero concorrere a migliorare lo “stato dell’arte”. Alcune delle richieste degli agricoltori che, nei documenti regionali, indicano per gli ungulati le migliorie e una sollecita applicazione della legge in tutte le sue parti, sono idonee per un clima nuovo per il futuro della gestione faunistica. La verifica degli obiettivi raggiunti è indirizzare l’uso delle risorse in capo agli ATC, più agli agricoltori che alle consulenze sarà cosa saggia. Ciò per gli ungulati toscani, in sintonia a quanto si legge sul Periodico della FIdC: “…Volendo trarre delle prime conclusioni da questa esperienza relativamente recente e che potremmo definire pionieristica, si può affermare che i risultati fin qui raggiunti delineano un’esperienza sotto certi aspetti ancora “da consolidare”, ma positiva, con il numero di ungulati abbattuti in crescita, il numero di selettori e cacciatori formati in costante aumento e un graduale sviluppo dell’indotto legato alla vendita della carne…”.
Quando ci saranno le Elezioni Regionali, l’Assessore, gli Uffici, porteranno i risultati delle cose fatte, dell’operato degli ATC.
I dirigenti dei cacciatori toscani allergici alla “Regione” perché speravano in un Assessore “targato”, coloro che della Regione sono stati politici o funzionari o dirigenti e oggi militano in un’Associazione “plurimarchi”, non si cruccino, potranno riproporsi mettendoci la faccia, questa volta candidando sé stessi.
Ora la sfida è contrastare l’animalismo deleterio e radicale.
Qualcuno ha preferito farlo da solista in casa propria. Pazienza: quello che non strozza, ingrassa.
Nell’interesse dei cacciatori si raccolgano dovunque e comunque le adesioni dei politici a favore della caccia. Viva la nostra caccia.
Paolo Malquori
Responsabile Commissione Ungulati Nazionale
Alleghiamo il comunicato dell’Appello Nazionale ad aderire al Manifesto per l’Ambiente e la Ruralità promosso dalla Cabina di Regia del Mondo Venatorio, a cui chiediamo a tutti gli esponenti politici di aderire.