Un forte richiamo all’unità, questo il filo conduttore del documento programmatico con cui Piergiorgio Fassini, Neopresidente Nazionale di ARCI Caccia, si presenta al mondo venatorio.
All’unità dell’associazione, che non è stata scossa da questo repentino cambio di gruppo dirigente e soprattutto all’unità del mondo venatorio, obbiettivo sempre più importante in questa epoca storica in cui gli attacchi del mondo animal-ambientalista si fanno sempre più pressanti. Fassini continua richiamando le origini dell’Associazione, le sue radici, fatte di difesa della caccia come tradizione popolare e quindi indissolubilmente legata alla sua forma sociale, accessibile a tutti, e non solo a chi, come usava dire Carlo Fermariello, ha il portafoglio a soffietto. Perché ARCI Caccia, da sempre è impegnata nella difesa della caccia e dei cacciatori, senza mai scadere in pericolosi populismi, ma portando avanti fieramente la propria idea di caccia, sociale, sostenibile ed etica. Tom Benettollo, indimenticabile Presidente dell’ARCI, richiamava all’associazione il ruolo di “lampadiere”. Per illuminare la via occorre stare un po’ avanti agli altri, non troppo ma avanti. Ed ARCI Caccia, parte integrante della Federazione, non può esimersi da ricoprire questo ruolo nel mondo venatorio. Per questo dovrà “armarsi” convenientemente, riformando le strutture associative costituendo gruppi di lavoro che possano stare sempre sul “pezzo” dei problemi della caccia. Riforme necessarie per rimanere al passo coi tempi, che però non devono andare a toccare la macchina che regola la democrazia interna. Un meccanismo ben oliato, che anche in questa occasione ha garantito trasparenza e stabilità all’Associazione. Occorre, inoltre, potenziare la capacità di comunicazione. È fondamentale, infatti, dare risposte precise in tempi sempre più rapidi e portare a conoscenza dei cacciatori le tante iniziative realizzate in giro per l’Italia. Oggi ci troviamo in Toscana non a caso. Qui le radici di ARCI Caccia sono più forti, il nostro “popolo” è radicato in questa Regione e da sempre ha contribuito a renderla un’eccellenza della gestione faunistica. Per questo, proprio da qui, possono venire, attraverso la caccia, spunti per la risoluzione di problemi ambientali complessi come quello dell’emergenza ungulati, i cinghiali in particolare, che sta creando così tanti problemi. Dalla buona caccia, che altro non è che buona gestione della fauna, molto di buono può venire per l’ambiente, il territorio e i cittadini che lo abitano. Il cacciatore è un cittadino di serie A, che purtroppo, per troppo tempo, ha lasciato che altri usurpassero il suo ruolo di sentinella del territorio, primo tra gli ambientalisti veri, niente a che vedere con i tanti estremisti che popolano più i salotti che foreste e campagne. Occorre invertire questa tendenza, recuperando una posizione nella società che in altri paesi, dove l’attività venatoria non ha subito il linciaggio mediatico a cui è stata soggetta in Italia, i seguaci di Diana occupano di diritto. I tempi cambiano e le minacce con loro, più che degli attacchi degli anticaccia (pur sempre presenti e mai sopiti), il mondo venatorio deve preoccuparsi del ruolo marginale che ormai ricopre nella società, delle tentazioni di gestione privatistica che ormai hanno permeato parte del mondo agricolo e venatorio, oltre che di possibili catastrofi come l’approvazione del DL “Spazzacorrotti”, che equiparerebbe le Associazioni Venatorie ai Partiti Politici. Possiamo decisamente affermare che è un futuro pieno di insidie, quello che si trova sul cammino dei cacciatori e solo un mondo venatorio coeso e preparato potrà riuscire a farvi fronte. Noi di una cosa siamo certi, ARCI Caccia sarà pronta a fare la sua parte.