… sulle criticità della gestione della selvaggina stanziale
La caccia alla selvaggina stanziale nel nostro ATC è sempre stata una nota dolente. Questo per due motivi principali, la mancanza di territorio adatto allo scopo e l’alta densità di cacciatori che da sempre popola il nostro ATC. Ma non è solo questo il problema, infatti, in tutti questi anni è mancata una strategia organica di gestione di fagiano, starna e pernice rossa. Ci si è limitati a gestire in un modo approssimativo la diffusione dei fagiani estivi pronta caccia e poco più. Si è sentita la mancanza di una guida tecnica, con la gestione lasciata interamente ai responsabili di distretto che, con tutta la buona volontà, niente possono fare più che organizzare la distribuzione delle cassette di fagiani nelle mani dei volontari, senza nessun controllo su dove e come vengono ambientati e liberati questi animali. Il progetto fagiano promosso negli anni scorsi, incentrato sulla produzione amatoriale con incubatrice, è rimasto monco, privo di strutture atte ad accogliere i fagianotti dopo i primi giorni di vita.
Per questo, chiediamo con forza che si intervenga; nell’immediato, per riportare la situazione a livelli accettabili procedendo poi a produrre un progetto che attraverso la gestione parallela di tutti i divieti di caccia (zrc, zrv, zone di protezione e aree demaniali) porti all’insediamento di una popolazione stabile di fasianidi sul nostro territorio. Per questo, chiediamo che venga nominato, nel più breve tempo possibile, un tecnico per la selvaggina stanziale che si occupi della gestione delle Zone di Ripopolamento e delle Zone di Rispetto Venatorio (in quest’annata non sono ancora stati svolti i censimenti, unico metro per valutarne il grado di successo), e riorganizzi i piani di immissione della selvaggina. È necessario, infatti, diminuire drasticamente i punti di immissione, rimasti gli stessi dai tempi in cui animali da immettere erano molti di più, concentrandoli in aree con habitat idoneo, verificato e certificato dal tecnico, e realizzare lì le opportune strutture di ambientamento, in modo da garantire la sopravvivenza al più alto numero di animali possibile. Non è accettabile che si continui con l’immissione di animali senza nessuna pianificazione, senza nessun tipo di ambientamento e soprattutto senza nessun controllo su come e dove vengono immessi i capi di selvaggina.
Improrogabile è sicuramente una gestione attenta ed efficace delle Zone di Ripopolamento, realizzata destinando risorse adeguate alla loro gestione e studiando incentivi che avvicinino i cacciatori alle attività di volontariato, come avviene da tempo per chi presta opera di volontariato nell’assistenza alla caccia agli ungulati.