Quando, qualche giorno fa, “Big Hunter” ha annunciato la candidatura di un “ex, fu Presidente dell’ARCI Caccia” alle Elezioni Regionali qualche ex iscritto eccellente dell’ARCI Caccia Toscana, si è lasciato andare a “commenti” sui social cercando la polemica con noi. L’incoerenza è tutta sua.
Associatosi alla “miniclonazione” della FIdC Toscana in cui fa capolino anche l’ANUU, da anni, ormai, promette la casa comune, un’Associazione unica che però non si trova mai. Anni e anni a vivere come “promessi sposi”.
Dai Social, rileviamo che gli “ex”, vecchi e nuovi, anche se si beccano come i capponi di Renzo, pronti per essere lessati, si ritrovano per diverse ragioni, più o meno consapevolmente, dalla stessa parte dello “schieramento” di destra, sognando scranni di sottogoverno.
Appiccicano etichette agli altri solo per occultare le proprie responsabilità, questi sedicenti interpreti della “lotta di classe”, quando, invece, hanno trovato famiglia in Associazioni con leader e dirigenti scelti tra autorevoli Sindaci della Lega del Nordest, speranzosi di un posto in lista alle europee (sedotti e abbandonati!), onorevoli dirigenti venatori presenti in Parlamento nelle file della destra.
Altro che inconsistenti polemiche con l’ARCI Caccia, sono loro che salgono e scendono altrui scale!!!!!! In questi anni, passati più a fare i mercanti di assicurazioni che a occuparsi di politica venatoria, hanno dimenticato l’emarginazione nella quale hanno relegato i cacciatori.
L’ARCI Caccia, forte delle pratiche democratiche, patrimonio del corpo sociale, che le danno gli anticorpi necessari per espellere quanti insinuano comportamenti estranei alla comunità dei cacciatori italiani, opera nel solco delle sue tradizioni, dei suoi valori, che rinnova ma non rinnega, forte delle radici popolari dei suoi fondatori. A tutti i livelli, condivide queste virtù, proprietà comune tra quanti, liberamente, scelgono questo valore aggiunto che la tessera porta con sé, per la rinascita della caccia sociale, oggi da troppi tradita.
Ma visto che al peggio non c’è mai fine, in questi giorni, specialmente in zona Livorno, assistiamo all’indegno spettacolo di commercianti “già…” agli sconti al tesseramento, occupati a svendere tessere organizzando vendite in saldo prima che inizi la stagione venatoria (occorre ricordare, però, che talvolta i saldi anticipati sono propedeutici alla liquidazione della propria mercanzia!).
Queste pratiche non ci appartengono, le rifiutiamo, preferendo convincere i cacciatori con una politica chiara e coerente incentrata sui temi della buona gestione.
E per realizzare questa gestione, occorre incentivare il coinvolgimento degli imprenditori agricoli nella produzione di selvaggina sul territorio e nel management degli ambienti. Coinvolgimento che non può ridursi alla consegna di qualche chilo di carne abbattuta dall’agricoltore/danneggiato. Questo un vero problema, possibile cavallo di troia verso la caccia privata, su cui troppe associazioni hanno applicato un silenzio connivente. La politica riconosca, come richiesto dall’Arci Caccia, il ruolo delle squadre, prima di fare guai di cui potremo vedere gli effetti tra pochi giorni.
Coerentemente, il ruolo e la posizione dei nostri rappresentanti negli Atc è sempre stato limpida e lineare, a difesa della caccia sociale e della buona gestione.
Lo scimmiottare la malapolitica (quell’antipolitica che, guarda caso, è cresciuta in modo contestuale e direttamente proporzionale al sentimento anticaccia) che regala tessere, posti in lista e scontri di potere non ci appartiene: l’ARCI Caccia espelle i portatori di interessi contrari a quelli dei cacciatori; si confronta sulla credibilità e la realizzabilità delle proposte e dei candidati.
L’ARCI Caccia offre, prima di tutto (cosa in disuso), l’opportunità di essere protagonisti, non utenti “succubi” di scelte altrui. Si decide nei Congressi (il prossimo nel 2021). Siamo nell’ARCI, nelle Case del Popolo, per convincimenti, ideali e comuni regole democratiche.
Iscriversi é far valere le proprie ragioni dentro l’Associazione e nella Società, grazie alla democrazia di “una testa un voto”, non ovunque è possibile.
Alle sirene che provano ad “incantare” i naviganti di un mondo venatorio oggi in difficoltà nel capire il presente, promettendo un passato che non c’è più per far naufragare la “caccia” sociale, popolare e ricondurla a cosa per pochi “facoltosi” eletti, noi rispondiamo NO! Umilmente, a chi ci chiede chi siamo, rispondiamo: “nessuno”, consapevoli di essere forza determinante, insostituibile, per portare la caccia, quella buona, nel futuro.
Lavoriamo, quindi, per unire intenti e volontà del mondo agricolo, dei cacciatori, dell’associazionismo riconosciuto e del mondo scientifico; per unire quanti operano in Toscana per la caccia e la gestione faunistica sostenibili; ovviamente astenersi perditempo.