Presa di posizione delle associazioni senesi di Cia-Agricoltori Italiani, Arci Caccia e Libera Caccia
Gestione faunistico-venatorio. Presidenti Atc facciano la propria parte. Dannoso per il territorio senese perdere altro tempo
Richiesto incontro urgente con assessore Remaschi. Marcucci (Cia Siena) «Siamo contrari all’utilizzo delle risorse del Piano di sviluppo rurale per pagare i danni creati dai selvatici»; Bussolotti (Arci Caccia) «Salvaguardare interessi grazie a norme in vigore» Fratelli (Libera Caccia) «Chiediamo alla Regione cosa intende fare».
«I presidenti degli Atc toscani facciano la propria parte nel ruolo che è di loro competenza. E la Regione Toscana ci dica adesso come intende procedere. I nostri territori non si possono permettere altro tempo perso senza agire». A sottolinearlo sono congiuntamente le associazioni senesi di Cia- Agricoltori Italiani, Arci Caccia e Libera Caccia dopo che è emersa una lettera sottoscritta dai presidenti degli Atc della Toscana e indirizzata all’assessore regionale all’Agricoltura e Caccia Marco Remaschi.
«E’ opportuno abbassare i toni ed evitare inutili polemiche – affermano Cia, Arci Caccia e Libera Caccia -, tornare invece a lavorare per una gestione faunistico-venatoria con gli attuali strumenti normativi in possesso degli Atc (Ambiti territoriali di caccia) e con il coinvolgimento sempre più concreto ed ampio del mondo degli agricoltori, cacciatori, ambientalisti per ricercare soluzioni adeguate alle problematiche presenti da anni in provincia di Siena ed in Toscana». In questa lettera – secondo quanto hanno appreso le tre associazioni – vengono evidenziati molte problematiche relative alla gestione funzionale degli Atc, quando dovrebbero essere, anche, gli stessi Atc a risolvere i problemi del mondo faunistico-venatorio in Toscana con gli strumenti già a disposizione.
Perplessità, insomma, per Cia, Arci Caccia e Libera Caccia «dovrebbero essere i presidenti delle Atc a proporre iniziative ed occuparsi per affrontare con più forza gli indirizzi contenuti nei vari provvedimenti regionali (come Legge 3/94, del regolamento venatorio)».
Nella lettera indirizzata all’assessore Remaschi si evidenziano le dimissioni del Coordinatore regionale dei presidenti degli Atc e poi un’intervista del presidente dell’Atc 3 Siena Nord, dove si lamenta l’insufficienza degli strumenti previsti dalle norme regionali per una gestione efficace ed efficiente addossando le responsabilità alla sola Regione Toscana «senza fare una riflessione sulle esperienze concrete della gestione degli Atc medesimi» commentano Cia, Arci Caccia e Libera Caccia.
«E’ un atteggiamento incomprensibile quello dei presidenti Atc – commenta Luca Marcucci, presidente Cia Siena -; invece di polemizzare in maniera sterile contro la Regione, alzando polveroni all’interno del mondo agricolo-venatorio, sarebbe più opportuno impegnarsi per risolvere iproblemi di gestione che vanno avanti da troppi anni. Inoltre come Cia – aggiunge Marcucci – siamo contrari all’utilizzo delle risorse del Piano di sviluppo rurale (Psr) per pagare i danni creati dai selvatici. E’ opportuno che si trovino delle risorse, ma che queste, ovviamente, non vengano prelevate dall’agricoltura, e non siano quelle già previste per il mondo agricolo che è quello che i danni li subisce».
«Invitiamo i nostri rappresentati all’interno degli Atc – aggiunge Sirio Bussolotti, presidente Arci Caccia Siena – ad attivarsi con determinazione per salvaguardare gli interessi del mondo rappresentato partendo dall’applicazione delle norme in vigore».
Le tre associazioni chiedono anche un incontro urgente con l’assessore Remaschi: «A questo punto – prosegue Sergio Fratelli, presidente Libera Caccia Siena – vogliano conoscere l’intenzione della Regione in merito alle polemiche messe in piazza dagli Atc; vietato perdere altro tempo».
E’ necessario – concludono Cia, Arci Caccia e Libera Caccia di Siena – comprendere meglio l’attuale situazione e quali iniziative la Regione Toscana intende portare avanti per evitare un ulteriore periodo di stagnazione dell’attività degli Atc che non sarebbe sopportabile dall’intero mondo agricolo, venatorio ed ambientale.