Sempre più forte s’avverte l’emozione della “Apertura” della stagione venatoria che si avvicina. Torneranno a correre in campagna i nostri cani, fedeli amici di vita, la loro e la nostra speranza è l’incontro con il “selvatico”, il frullo d’ali del Fagiano, l’inseguimento di una lepre.
Già dai primi giorni della “prova dei cani”, di certo non è stato difficile”incontrare” cinghiali e caprioli. Rinnovati i documenti di caccia per essere a posto con la legge, sono in arrivo le indicazioni dei comuni per riconsegnare il vecchio tesserino venatorio e ritirare quello per la stagione a 2020/2021.
Dopo tante ansie, preoccupazioni maturate per il virus che ha messo sotto “tiro” l’umanità, è tempo di guardare all’attività venatoria con speranza, senza le pregiudiziali ideologiche e gli impropri “anatemi” degli abolizionisti..
Quale migliore opportunità di usufruire delle ore che possono essere passate in campagna che la caccia, che vuol dire passione per la natura e, simultaneamente, gestione della fauna selvatica nell’interesse di tutti gli Italiani?
Ma non fanno bene ai cacciatori e alla comunità venatoria episodi quali quello di Castiglion d’Orcia: macabri e minacciosi messaggi inviati attaccando una testa mozzata di cinghiale al cancello di un “caposquadra”. Auspichiamo che le indagini facciano chiarezza sulle responsabilità. Noi riteniamo, condannandolo, che l’episodio sia da attribuire a qualche incivile e, ad una visione di scontro tra “bande” che nulla hanno e devono avere a che fare con l’impegno e la storia dell’organizzazione della caccia al cinghiale “in squadre”, che è volontariato, solidarietà civile, tutela dei boschi dagli incendi, protezione delle colture agricole.
Nell’ARCICACCIA la caccia al cinghiale e, tutta la caccia, è questo senza se e senza ma.