Signori si nasce, recita un vecchio adagio. Purtroppo non tutti nascono signori, né tra gli uomini né tra le associazioni
Mentre l’Arci Caccia tenta di fare gli interessi dei cacciatori con serietà e rispetto delle regole democratiche ci sono associazioni che si sentono unte dal Signore e da anni tentano con mezzi e mezzucci di diventare i padroni assoluti nella gestione della caccia. Una nuova dimostrazione di questo malcostume, la ritroviamo in quanto è accaduto oggi al tavolo regionale convocato dall’assessorato alla caccia. Non ne avevamo certo bisogno, ma abbiamo avuto l’ennesima riprova dell’arroganza con cui la Fidc gestisce il rapporto con le altre associazioni e le istituzioni. Oggi, infatti, doveva essere firmato un protocollo di lavoro tra la Regione e le Associazioni Venatorie Riconosciute. I rappresentanti di Fidc, hanno cercato di imporre tra i firmatari la CCT, la loro confederazione farlocca che può essere tante cose, ma sicuramente non è riconosciuta. Alle giuste rimostranze di Arci, Libera e Enal, la Regione ha chiarito che i convenuti potevano firmare per Federcaccia, ma non per altri soggetti non abilitati. Tutto sembrava chiarito, ma purtroppo, il delegato dalla Fidc a firmare il protocollo proposto, con disprezzo ed arroganza, dopo che alcune associazioni avevano firmato e poi si erano allontanate, ha firmato per la delega ricevuta, aggiungendo il suo ruolo nella famigerata CCT, contravvenendo non solo alla legge (la CCT non è un’associazione riconosciuta) ma prendendo per i fondelli tutti i firmatari del documento. Giudichiamo ciò un atto scorretto ed arbitrario che allontana la collaborazione tra associazioni e che indebolisce i cacciatori. Noi non abbandoneremo il campo, anche se ci sentiamo presi in giro. Continueremo la nostra battaglia portando avanti le nostre idee e proposte come sempre abbiamo fatto. Non siamo abituati a fare i furbi o a fare operazioni maldestre. Chiediamo all’Assessore Remaschi e al Presidente Rossi di farsi garanti del rispetto delle regole democratiche facendo in modo che non partecipino al tavolo coloro che non hanno i requisiti richiesti.