Arci Caccia, dopo aver partecipato in maniera assolutamente costruttiva alla fase preparatoria della Conferenza, presentando le proprie proposte ai vari tavoli organizzati dalla Regione, ha affidato al proprio Presidente Regionale il commento alla discussione svoltasi durante questa ricca due giorni.
Ecco una breve sintesi dell’intervento di Sirio Bussolotti: Siamo finalmente giunti all’appuntamento con la Conferenza Regionale sulla Caccia. Il mondo venatorio sta attraversando una stagione complicata, fatta di attacchi e ricorsi fatti dal mondo animalista, che sono culminati con la sentenza del Tar sul Calendario Venatorio e con la sospensiva più recente che ha bloccato il contenimento in braccata. Questa situazione è figlia della perdita di peso politico del mondo venatorio e per questo abbiamo accolto con favore l’opportunità offerta dalla Regione di partecipare ai tavoli preparatori e alla redazione del documento che scaturirà da questa Conferenza e rappresenterà la base di partenza per il nuovo Piano Faunistico Venatorio. Ci siamo impegnati a lungo, con le nostre risorse politiche e tecniche per portare proposte a questi tavoli, riscuotendo apprezzamento a 360°. In particolare, siamo fieri delle nostre proposte sulla piccola selvaggina, molte delle quali hanno trovato spazio nel documento della Regione. Noi crediamo nella caccia sociale, e per fare in modo che abbia un futuro, occorre fare in modo che gli Atc funzionino, cambiando molto dell’attuale modo di gestire il territorio. ZRC e ZRV, ed anche le AFV devono diventare centri di irradiamento della selvaggina, ma non di fagianotti appena acquistati, ma di selvaggina naturale, convenientemente insediata ed autoriproducente. Gli ungulati, importante risorsa, devono essere gestiti in modo da non suscitare conflitti con il mondo agricolo, ma nel rispetto delle forme di caccia tradizionali, braccata in primis. Per questo occorre una nuova divisione del territorio in Aree Vocate agli ungulati e Aree Vocate agli ungulati problematiche, occorre individuare quelle aree, vocate alla piccola selvaggina, in cui concentrare gli sforzi di gestione per la lepre, il fagiano, ecc…
Occorre lavorare per raggiungere una nuova intesa con il mondo agricolo e lavorare per una vera unità del mondo venatorio, una unità fatta di contenuti però, senza nessuna tentazione annessionistica da parte di nessuno. Solo parlando con una sola voce, mondo venatorio e agricolo assieme, potremo premere sulla politica perché rispetti i dettami della 157/92 e ci conceda infine l’accesso a quella parte dei 173 euro della parte di tassa nazionale che ci permetterebbe di intervenire sui territori, riportando la gestione faunistica ai fasti di un tempo
Alleghiamo il documento conclusivo della Regione